D I S A B I T A T O
Essere a casa, tornare a casa,
sentirsi a casa, sono tutte espressioni che indicano quanto la casa rappresenti
un profondo senso di agio personale.
Le pareti fisiche hanno il
fondamentale significato di sicurezza sin dai remoti tempi delle caverne,
quando in nostri più lontani avi si riparavano cercando protezione.
Come sappiamo gli uomini delle
caverne iniziarono a “riempire” le loro “case” cono segni e disegni che
raccontavano la loro storia.
Al significato di rifugio si aggiunsero
in questo modo molteplici e profonde espressioni quali la narrazione, lo
specchio dei contenuti affettivi, simbolici, comunitari e dunque il riflesso
del mondo interno ed esterno.
Non diversamente seppur in modo più
articolato e complesso, oggi la casa, col passare del tempo, finisce per
assomigliare alla personalità del suo possessore, ma, se un possessore non ci
fosse più? Che cosa ne resta di quelle mura, pavimenti piastrellati e crepe
profonde?
“Disabitato” è un ricerca che sonda
i luoghi abbandonati, le cui foto indugiano sul lato della decadenza e del
vuoto-pieno degli spazzi, tracciando linee e ombre che diventano palpabili.
In queste abitazioni abbandonate,
un volta entrati, si avvertono sempre
svariate sensazioni e a seconda degli ambienti, delle stanze, della polvere è
possibili sentirsi coinvolti o pervasi da una profonda energia (una sorta di
etere invisibile, estraneo al regno materiale) rimasta aggrappata alle pareti
come la calce.
Per citare un esempio di quanto
detto, Lovercraft descrisse minuziosamente l’aspetto e le impressioni di una
casa, in un lettera del 1926, nella quale fra l’altro sottolinea la coltre
d’edera che soffocava la magione <<così fitta da poter essere soltanto o
maledetta o nutrita da cadaveri>>.
Disabitato è un album di “famiglia” che si appropria di
ricordi di altri, presi da un altro tempo.
in definitiva il progetto è legato
all’idea di identificazione degli spazi che furono. Attraverso i muri e gli
abitanti del passato c’è un ricerca della memoria “morta”, una memoria
dimenticata e dispersa. Spaziando sulla riflessione essenziale e sulla
condizione umana all’introspezione nell’universo delle emozioni e dei
sentimenti.
la composizione fatta di ibridi
umani e animale, le foto delle pareti e la vegetazione che cresce secca e
deperisce lungo le pagine dell’album, gioca sulla rivisitazione del valore
simbolico del paesaggio. Il filo conduttore è la Fragilità come cifra
dell’esistenza e delle sue differenti sfumature.
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